Benvenuto fra noi! Questo blog è rivolto a tutti coloro che, avendo a cuore la propria salute e quella dei propri cari, pensano che un po' del loro tempo speso a capirci qualcosa in più sull'acqua sia davvero un buon investimento.

mercoledì 25 maggio 2011

Chi fraveca e sfraveca nun perde maje tiempo.


Ovvero: come si può essere al tempo stesso efficienti ed inefficaci. Quindici giorni fa  mi sono recato ad un convegno alla SUN (Seconda Università di Napoli), alla facoltà di Economia (Capua -CE-), sul tema: "La grande sete: L'era della scommessa sull'acqua".

C'era Charles Fishman, giornalista investigativo, già reporter del Washinton Post e autore di bestseller attualmente in giro per l'Italia a promuovere il suo libro omonimo. Più cinque professori ospiti. Mi è piaciuta la location (non c'ero mai stato) ricavata dalla ristrutturazione totale di una antica caserma, con ampi spazi comuni, attrezzature moderne ed una atmosfera che definirei rilassatamente impegnata. Nell'andarci, pensavo di incontrarvi uno sparuto gruppetto di persone in qualche modo addette ai lavori. Ed invece ci trovo cinque o seicento persone sistemate in una grande, bella e moderna Aula Magna. Poltroncine da multisala di lusso, schermo super gigante, luci, impianto audio, computers e così via. Erano, nella quasi totalità dei casi, studenti della facoltà. So bene che l'acqua è un argomento importantissimo ed anche di attualità per l'incombente referendum di giugno, ma mai avrei immaginato tanto interesse nei giovani studenti. Poi, guardando meglio il biglietto d'invito, ho capito l'arcano: la partecipazione all'incontro "rendeva" 1 CFU (Credito Formativo Universitario). Cosa non si farebbe per alzare un po' la media ...

Ma torniamo a bomba. L'organizzazione mi è apparsa subito ottima. E' stato solo necessario attendere il giusto quarto d'ora accademico perché, non appena arrivato l'ospite principale, si iniziasse. Il coordinatore ha aperto i lavori  con una ventina di minuti di introduzione ... in inglese. Io, quando ho deciso di andarci,  lo sapevo che l'evento si sarebbe tenuto in inglese, non mi ha colto di sorpresa. E' che ho pensato: un po' di inglese lo mastico, la materia la conosco, e poi, non saranno mica tanto precisini, no? Insomma, avevo scommesso su un po' di sana approssimazione partenopea. Ed invece niente da fare, nessuna sbavatura al protocollo!

Quando parlavano gli italiani che parlavano inglese, più o meno ci capivo, ma quando si è trattato di seguire l'intervento principale, quello di Mr. Fishman, confesso che ho mollato quasi subito. Ed ho cominciato a guardarmi attentamente intorno.  Interpretare lo sguardo perso nel vuoto di chi sta pensando al proprio gatto o a cosa mangerà la sera a cena, non è davvero difficile. A parte l'ospite, i cinque professori e sei o sette persone nelle prime file, nessun altro mostrava qualche raro segno di partecipazione. Ma io sono buono e dico che, và, saranno state venti o trenta persone in tutto ad aver seguito l'evento. Cioè circa il 5% del totale.

Sono sicuro che gli organizzatori ed il gruppo di docenti ospiti saranno stati più che contenti della loro performance. Il buon Fishman, secondo me, molto  meno perché il suo interesse è quello farsi capire dalla gente e di vendere il libro. Si è pensato di più a fare bella figura e a presentarsi in una veste scintillante ed internazionale anziché a dare concretezza ed efficacia all'evento. Che ci voleva a fare un po' di traduzione? Magari non simultanea. Magari, e perché no, da parte di uno dei docenti o dello stesso coordinatore che era così bravo?  Non volevamo  apparire provincialotti e così ci siamo messi il vestito della festa dimenticandoci però di  lavarci la faccia.

Ecco allora il senso, caro Tommaso, del detto napoletano del titolo: Chi fa e disfa continuamente non resta mai inoperoso (ovviamente, con tutta la carica di ironia di cui è capace la saggezza popolare).

No, penso proprio che il nostro pragmatico oratore americano non sia rimasto affatto contento di tutto quell'inutile ambaradan. Io il libro intanto l'ho comprato (è tradotto in italiano perchè la Egea vende libri anche a chi non conosce l'inglese) e così, appena mi riuscirà pure di leggerlo, non mancherò di commentarvelo.

Crozza avrebbe detto: "Uè, ragaassi, ... siamo mica qui ad appendere le medagliette in petto ai generali, eh?"

Nessun commento:

Posta un commento