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lunedì 28 marzo 2011

22 MARZO 2011 - Giornata Mondiale dell'Acqua.

E io, caro Tommaso,  ... ti parlo di vino. Devi sapere che in occasione di questa importante ricorrenza (istituita dall'ONU nel 1992)  diversi  organismi e istituzioni  hanno reso noti i loro più recenti studi e le ricerche di mercato più in linea con il tema di quest'anno: ‘Acqua per le città – rispondere alla sfida urbana’.


Uno di questi organismi, per la precisione la Coldiretti, ha rielaborato i dati di uno studio ISTAT dal quale emerge che con 19,71 euro mensili per famiglia, l’acquisto dell’acqua minerale è diventato la prima voce di spesa del bilancio familiare per le bevande alle quali vengono destinati complessivamente 41,06 euro tra analcolici ed alcolici. C’è quindi stato un sorpasso nei confronti del vino per il quale la spesa media familiare mensile è stimata pari a 12 euro.

MI ASTENGO DA OGNI ULTERIORE COMMENTO.

Passiamo a cose più serie. Un altro studio molto importante, pubblicato in occasione del World Water Day 2011, è quello che Legambiente ha redatto congiuntamente alla rivista Altreconomia e che è  intitolato: "Acque minerali: la privatizzazione delle sorgenti in Italia". Da cui cito testualmente:
"L'ormai annuale rapporto di Legambiente e Altreconomia (realizzato attraverso un questionario mandato a tutte le amministrazioni regionali e alle province autonome di Trento e Bolzano a cui solo la Sicilia non ha risposto) fa il quadro aggiornato sulle concessioni rilasciate dalle Regioni evidenziando i canoni, irrisori nella quasi totalità dei casi, che le società pagano per tale diritto. Una sorta di obolo in netto contrasto con il volume di affari del settore ma soprattutto in confronto all’altissimo valore di una risorsa limitata e preziosa come è l’acqua di sorgente".

Non avevamo dubbi, Fuffy è un cagnolino che sa farsi voler bene. Nel 2006 furono emanate le linee-guida nazionali sui canoni di estrazione dell'acqua. Vennero create tre diverse categorie di tariffe: A) da 1 a 2,5 euro per metro cubo o frazione di acqua imbottigliata; B) da 0,5 a 2 euro per metro cubo o frazione di acqua utilizzata o emunta e C) almeno 30 euro per ettaro o frazione di superficie concessa.
Tuttavia, in quasi tutti i casi le linee-guida sono rimaste lettera morta e le regioni hanno continuato a fissare le tariffe per le società imbottigliatrici tramite regio decreto (Molise o Sardegna) o leggi regionali del passato (Liguria, provvedimento del 1977). Praticamente, ogni regione fa come le pare. O come conviene a Fuffy. Sai com'è, nel 2009 il volume di affari complessivo del settore acque minerali è stato di 2,3 miliardi di euro, mica bruscolini.

Nel dossier, Legambiente e Altreconomia danno le pagelle.

Per prime troviamo le regioni bocciate senza appello, perché prevedono i canoni di concessione solo in base alla superficie della concessione e non sui metri cubi di acqua imbottigliata. Esse sono: Liguria, Molise ed Emilia Romagna.

Poi troviamo le rimandate, con canoni in funzione dei volumi di acqua ma al di sotto di 1 euro per metro cubo imbottigliato: Piemonte, Basilicata e Campania.

Le regioni  promosse con riserva offrono il doppio canone: sulla superficie della concessione e sui volumi di acqua, superiore o uguale a 1 euro a metro cubo. Esse sono il Veneto, la Val d'Aosta, le Marche, la Provincia autonoma di Trento, la Lombardia, l'Umbria, il Friuli Venezia Giulia e la Toscana.

Infine ci sono le promosse a pieno titolo con i canoni più alti per le concessioni sulle acque minerali. Si tratta soltanto di Lazio ed Abruzzo (unica ad aver  emanato una normativa che rispetta le linee-guida nazionali).

Onestamente non mi pare molto, c'è ancora troppa generosità in giro. Chissà perché in Abruzzo non vogliono molto bene a Fuffy. Forse non è un cane da ... pastore.

E per finire, un po' di cifre (sempre tratte dal citato dossier) che ci fanno capire quanto il business dell'acqua minerale sia insostenibile per la collettività sotto il profilo economico così come quello ambientale:
Ogni anno si utilizzano oltre 350mila tonnellate di PET per un consumo di circa 700mila tonnellate di petrolio e l’emissione di quasi 1 milione di tonnellate di CO2. Il 78% delle bottiglie utilizzate sono in plastica e di esse solo un terzo viene riciclato mentre i restanti due terzi finiscono in discarica o in un inceneritore. Ad alto impatto ambientale è anche il trasporto visto che solo il 15% delle bottiglie viaggia su ferro, mentre il resto si muove sul territorio nazionale su gomma, su grandi e inquinanti TIR.

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