Benvenuto fra noi! Questo blog è rivolto a tutti coloro che, avendo a cuore la propria salute e quella dei propri cari, pensano che un po' del loro tempo speso a capirci qualcosa in più sull'acqua sia davvero un buon investimento.

martedì 1 febbraio 2011

Falò di banconote, spauracchi e falsi problemi.

L'interessantissimo articolo di Ettore Livini che ho richiamato nel post precedente offre anche altri spunti utili alla specifica angolazione visuale di questo blog. Mi viene alla mente, ad esempio, il  famigerato falso problema dell'INAMMISSIBILE SPRECO DI ACQUA che comporterebbero talune tecniche di trattamento dell'acqua potabile (tanto caro ai nostri ambientalisti/sempre/allerta,  ai nostri virtuosi/consumatori/associati, nonché a tutte le/anime/belle/nemiche/delle/innovazioni/tecnologiche per paura del nuovo o soltanto per partito preso).
Cercherò quindi di dimostrarti, caro Tommaso, a quali insensate conclusioni può portare a volte un approccio ottusamente ideologico ed aprioristico.


L'assunto di partenza è: "In un impianto ad osmosi inversa, per ottenere un litro di acqua depurata, se ne spreca perlomeno altrettanta". Ergo: "Con quello che ci costa, come possiamo pensare di buttare via il 50% della nostra acqua?".

SEMBRA PROPRIO VERO... CHI NON CI CASCHEREBBE?

La realtà, come a volte capita, è però un po' diversa da come la si racconta. Cominciamo allora dall'inizio... Nell'articolo di cui parliamo, Livini ci riferisce che gli acquedotti italiani sono come "un colabrodo non degno di un paese avanzato -dice il Censis- che perde per strada 47 litri ogni 100 immessi in rete, con un danno di 2,5 miliardi l'anno". Da questo grafico di Legambiente-Cittadinanzattiva si evince, invece, un valore medio del 34%. Noi ci posizioneremo, salomonicamente, nel mezzo,  assumendo a riferimento un valore intermedio: Diciamo il 40%. Ci può stare, no? Bene, adesso già sappiamo che, tuttalpiù, se l'assunto di partenza fosse vero, potremmo sentirci "colpevoli" di sprecare il 30 e non il 50% della nostra acqua.

Ma non è affatto detto che sia così! Seguimi, Tommaso ...

Questo 60% che le nostre reti riescono faticosamente a portare a destinazione viene utilizzata, grosso modo, per il 56% dall'industria, il 30% dall'agricoltura ed il restante 14% per gli usi domestici [cfr. "L'acqua in tavola" a cura di Giorgio Temporelli e Nicoletta Cassinelli - Franco Angeli Editore]. Quindi, soltanto il 14% del 60%, pari all' 8.4% del'acqua di rete passa per le nostre case. Ma non tutta l'acqua di casa serve agli usi alimentari. Tant'è che il depuratore dell'acqua potabile è un oggetto che viene installato in cucina (di solito sotto il lavello) ed interessa soltanto l'acqua che verrà poi utilizzata per bere e per cucinare gli alimenti: Cioè, circa il 7% dell'acqua di casa (1 + 6 rispettivamente). Per cui, il 7%  dell' 8.4% che  fa più o meno lo 0,6%.

ECCO, QUINDI, LA VERA DIMENSIONE DEL NOSTRO PROBLEMA:

0,6%

So già che adesso saranno subito pronti gli irriducibili che diranno più o meno così:
"uno spreco è sempre uno spreco ed andrebbe comunque evitato, anche se è solo lo 0,6 %"
E allora qui il discorso si fa davvero interessante. Innanzitutto, bisogna dire che non si tratta di spreco, quanto piuttosto di un semplice costo economico (valutabile peraltro nell'ordine di pochi euro all'anno). Non di un costo in termini ecologici, però. Perché l'ambiente non viene in nessun modo intaccato, alterato o inquinato. L'acqua che così si "spreca" porta via con se solo ed esclusivamente ciò che già conteneva prima del trattamento  e non fa altro che rientrare nuovamente nel suo ciclo naturale.

LO "SPRECO" E' TUTTO QUI:

POCHISSIMI  EURO ALL'ANNO IN PIU' SULLA BOLLETTA! 

Quindi, si diceva, COSTO e non SPRECO. Se uno fa un bel falò da un mucchietto di banconote fa evidentemente uno stupido spreco dei suoi soldi. Se, viceversa, con le stesse banconote acquista un bene o un servizio, resta comunque senza soldi, ma almeno ha ottenuto qualcosa pagandone ovviamente un costo. Lo so che è troppo banale. Ma non lo devi  mica dire a me, Tommaso! Dillo a quelli che considerano uno spreco l'acqua che viene scartata perché ha preso con sé tutte le impurità consentendo, con questo suo "sacrificio", alla restante parte (così depurata) di diventare davvero pura, leggera e priva di ogni sgradevole sapore e odore.

Diversamente, dovremmo asserire che anche la lavatrice o la lavastoviglie SPRECANO ACQUA. Mentre siamo abituati a dire che tali elettrodomestici CONSUMANO acqua, elettricità e detersivi. Ecco, analogamente, il depuratore di acqua potabile ad osmosi inversa CONSUMA acqua, elettricità e filtri. Dove sta la differenza, caro Tommaso? Io, francamente, non riesco proprio a vederla.

Forse che i piatti puliti e la biancheria lavata siano vantaggi concreti mentre il risparmio economico (non comprare più la minerale), il riposo (non portare più su e giù, avanti e indietro pesanti fardelli) e la salute (si, proprio così, la salute. Su questo avremo modo di dilungarci in seguito) invece no?

Che ne dici, Tommaso? Ti sembra ancora, come all'inizio, un INAMMISSIBILE SPRECO DI ACQUA oppure ti sei reso conto che si tratta soltanto di un MODESTISSIMO COSTO A FRONTE DI  ENORMI VANTAGGI?

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